Innocente spuntino dopo cena o Sindrome da Alimentazione Notturna? Facciamo chiarezza. -prima parte-


A chi non è mai capitato dopo cena di aver voglia di un dolce, o di qualcosa di salato, magari davanti alla tv sul divano, con amici?! Oppure di svegliarsi nel bel mezzo della notte e aver voglia di mangiare qualcosa? Come sempre, il problema non sussiste se l’episodio è isolato, ma lo diviene quando il comportamento si ripete spesso.

Di cosa parliamo se diciamo Sindrome da Alimentazione Notturna?

Il primo ad utilizzare il termine Sindrome da Alimentazione Notturna (Night Eating Syndrome, NES) è stato Stunkard nel 1955 che l’ha descritta come disturbo che include scarso appetito durante il giorno che porta in alcuni casi a digiunare a colazione, iperfagia serale (aumento della sensazione di fame o appetito) accompagnata da preoccupazione emotiva e insonnia. Oggi la Sindrome da Alimentazione Notturna è presente nel Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali arrivato alla 5° edizione (DSM 5), sotto la macrocategoria dei Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. 

Vediamo i criteri secondo il DSM 5:

  1. Ricorrenti episodi di alimentazione notturna che si manifestano mangiando dopo i risvegli dal sonno oppure con l’eccessivo consumo di cibo dopo il pasto serale.
  2. Consapevolezza e ricordo di aver mangiato.
  3. Il comportamento non è conseguenza di influenze esterne come la modificazione del ciclo sonno-veglia dell’individuo oppure da norme sociali.
  4. La persona prova un significativo disagio e/o il suo funzionamento è compromesso (es., non ha un buon rendimento al lavoro, a scuola, o/e ha difficoltà nelle relazioni sociali).
  5. Questa modalità di alimentazione disordinata non è spiegata dal disturbo da binge eating (alimentazione incontrollata) o da altri disturbi, compreso il disturbo da uso di sostanze, e non è attribuibile a un altro disturbo medico o all’effetto di farmaci.

Tale sindrome è caratterizzata da tre problemi principali collegati tra loro:

  1. Alterazioni del comportamento alimentare.
  2. Alterazioni del sonno (risvegli notturni ripetuti, insonnia).
  3. Problemi emotivi.

Per quanto riguarda l’alimentazione e l’alterazione del sonno: le persone con Sindrome d’Alimentazione Notturna, a differenza di coloro che non ce l’hanno, consumano la maggior parte del fabbisogno calorico quotidiano tra le 20:00 e le 6:00 di mattina. Riferiscono non solo l’esigenza di assumere cibo la sera o durante i risvegli notturni, ma anche di non riuscire a dormire a meno che non assumano del cibo. Mangiare prima di andare a coricarsi li rende più rilassati e calmi e li aiuta ad addormentarsi. I cibi preferiti per gli spuntini notturni sono i carboidrati (!!!), proprio perché sollecitano il nostro cervello a produrre maggiore serotonina, che ha un effetto calmante. Purtroppo però, questo effetto calmante è di breve durata. Infatti gli studi ci dicono che i risvegli possono essere molto frequenti, dalle 3 alle 9 volte per notte e nella metà di questi risvegli assumo cibo

Per quanto riguarda i problemi emotivi: negli individui con NES, il tono dell’umore continua a peggiorare nel corso della giornata; la maggior parte di queste persone si sente in colpa per quello che ha mangiato la sera e la notte precedente e a ciò si associano sentimenti di vergogna per la scarsa capacità di autocontrollo e un profondo senso di inadeguatezza. L’ansia, è un’altra emozione spesso poco riconosciuta ed accettata da queste persone che cercano di placarla con l’assunzione di cibo serale e notturna. C’è poi la rabbia con se stessi perché si sente di aver perso totalmente il controllo sulla propria alimentazione durante la notte. Ma soprattutto, lo stress: nel 75% dei casi gli episodi di alimentazione notturna iniziano o peggiorano nei periodi di forte stress.

IMPORTANTE: differenziare tra la Sindrome da Alimentazione Notturna e la Sindrome da alimentazione correlata al sonno (Sleep Related Eating Syndrome, SRES).
Quest’ultima rappresenta un peculiare disturbo del sonno, simile al sonnambulismo, in cui la persona si alza in uno stato di veglia ridotto: sufficientemente sveglio da poter svolgere delle azioni, anche complesse, ma allo stesso tempo abbastanza addormentato da non avere la piena coscienza di quello che sta facendo. Ed è proprio per questo che differisce dal NES: la persona con NES ha piena consapevolezza di ciò che sta mangiando durante la notte. 

Dott.ssa Giulia Giambenini

Dott.ssa in Psicologia

giulia.gmbn@gmail.com