Disturbo da alimentazione incontrollata, riconoscerlo per affrontarlo -parte prima-


Questo articolo ha lo scopo di fornire alcune informazioni rispetto alla problematica sempre più frequente dell’alimentazione incontrollata.

Cosa caratterizza l’alimentazione incontrollata?

Il disturbo da alimentazione incontrollata si distingue per la presenza di episodi ricorrenti di abbuffate. Nello specifico l’abbuffata è caratterizzata da due caratteristiche precise:

  1. Mangiare in un periodo di tempo circoscritto una quantità di cibo indiscutibilmente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo e in circostanze simili;
  2. Sensazione di perdere il controllo nell’atto di mangiare (es., non riuscire a smettere di mangiare, non controllare cosa e quanto mangiare).

Le abbuffate sono associate a 3 o più dei seguenti aspetti:

1.      Mangiare molto più velocemente del normale;

2.      Mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieni;

3.      Mangiare grandi quantità di cibo anche se non ci si sente affamati

4.      Mangiare da soli poiché si è in imbarazzo per la grande quantità di cibo che si assume.

5.      Sentirsi disgustati verso sé stessi, depressi o molto in colpa dopo l’episodio.

 

Inoltre, l’abbuffata si verifica, in media, 1 volta alla settimana per almeno 3 mesi

Quali sono i cibi assunti durante l’abbuffata secondo voi?

…i cibi che sono considerati dalla persona come proibiti, che fanno ingrassare o pericolosi! Si tratta di quei cibi che si vogliono evitare di mangiare. Quindi, i cibi non salutari, invece di eliminarli è preferibile assumerli moderatamente piuttosto che abbuffarsene. È necessario che vi autorizziate a mangiare qualunque cosa in relazione alle circostanze, nulla dovrebbe essere rigidamente vietato. 

Quali sono i fattori che scatenano le abbuffate?

  • Digiuno! È il metodo per affamarsi! Imporsi rigidi limiti sul cibo e mangiare troppo poco crea una crescente pressione psicologica e fisiologia a mangiare, e una volta che si inizia a mangiare può essere difficile smettere. Quindi evitate di digiunare se poi tendete ad abbuffarvi!
  • Infrangere una regola alimentare. Molte persone adottano delle diete troppo restrittive per il loro reale bisogno, caratterizzate da regole rigide. Infrangere tali regole agisce comunemente da fattore scatenante per un’abbuffata.
  • Assunzione di alcolici. Per vari motivi l’assunzione di alcol può favorire le abbuffate. Primo perché la persona diviene più disinibita e ciò interferisce con la capacità di attenersi alle regole previste dalla dieta. Secondo, l’alcol compromette la capacità di giudizio e porta le persone a sottostimare quanto staranno male se infrangeranno le regole che si sono imposte. Terzo, l’alcol può portare a sentirsi cupi e di mal umore e questo non fa altro che aumentare il rischio di abbuffate.
  • Emozioni spiacevoli. In particolare sentirsi depressi, ma anche la solitudine, la mancanza di speranza, la noia, l’irritabilità, la rabbia, lo stress, la tensione e l’ansia.
  • Mancanza di strutturazione del tempo. L’avere una routine agisce, invece, da fattore protettivo. Quindi, è utile avere un’agenda e programmarsi delle cose da fare in determinati orari.
  • Essere soli. Le abbuffate avvengono per lo più in segreto.
  • Sentirsi grassi. In alcune persone con problemi del comportamento alimentare, sentirsi grassi tende ad essere equiparato all’essere grassi, a prescindere dallo stato di forma fisica effettiva o dal peso della persona. Ciò agisce da fattore scatenante le abbuffate.
  • Aumentare di peso. alcune persone reagiscono male al fatto di mettere su anche solo mezzo kg, una possibile risposta è abbandonare tutti gli sforzi di controllare l’assunzione di cibo per cui un’abbuffata può essere il risultato finale. 
    Questa reazione si basa su un equivoco: il peso corporeo fluttua nell’arco della giornata e di giorno in giorno e i cambiamenti a breve termine riflettono cambiamenti a livello di idratazione, non nel grasso corporeo. Per dire che si è aumentati o diminuiti di peso bisogna guardare la variazione di una settimana e capire la tendenza. 

Dott.ssa Giulia Giambenini

Psicologa

giulia.gmbn@gmail.com



Fonti bibliografiche a fine del secondo articolo

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